Sarebbe possibile, tramite un apposito training, diventare più creativi? Il pensiero comune è che la creatività sia un dono innato, e che quindi non sia allenabile. Ma è davvero così, oppure esistono ricerche scientifiche in grado di supportare l’ipotesi contraria? E se ti dicessi che allenare la creatività è possible, tu mi crederesti?

L’articolo di oggi si concentra su un vero e proprio schema allenante, proposto da Onarheim e Friis-Olivarius nel 2013. Il training, chiamato Applied Neurocreativity Course (ANC), è stato somministrato a una settantina di studenti tra i 20 e i 30 anni, per una durata complessiva di otto settimane. Quali erano gli assunti teorici principali?

Allenare la creatività

Le neuroscienze. Secondo i ricercatori, infatti, la comprensione dei meccanismi neurobiologici legati alla creatività sarebbe fondamentale per comprendere appieno il concetto stesso. Questo passo, che sembra di per sé banale e insignificante, risulta invece fondamentale. Tieni bene a mente queste, parole, che verranno spiegate negli ultimi paragrafi. Com’è stato svolto l’esperimento? E i risultati?




 

Il campione è stato suddiviso in due gruppi:

  • Gruppo 1 o ANC (training di creatività + spiegazione dei meccanismi cerebrali legati alla creatività);
  • Gruppo 2 (training di creatività).

I risultati hanno mostrato, a test sul pensiero divergente, una differenza del 28,5% tra il gruppo ANC e il gruppo. Aspetta, cos’è il pensiero divergente?

Il pensiero divergente (o divergenza) è la capacità di produrre una serie di possibili soluzioni alternative a una data questione, in particolare un problema che non preveda un’unica soluzione corretta. Esso è strettamente correlato al pensiero creativo, all’atto creativo e alla creatività in generale.

Incredibile! Secondo la ricerca esposta, quindi, basterebbe apprendere “come funziona” per contribuire ad un sensibile miglioramento di un’abilità che spesso viene concepita come innata. Ed è un passo fondamentale, come ho scritto poco sopra. Dare una spiegazione certa è senz’altro impossibile, e anche azzardare andrebbe al di là dell’evidencebased culture. Bene, oggi me la sento. Vieni con me oltre, prova a immaginare. Ti basterà intrecciare i risultati di questo studio con una teoria psicologica molto famosa: stiamo parlando di Carol Dweck, delle teorie implicite dell’intelligenza.

Creatività e teorie implicite

Secondo la sua celebre teoria, una persona potrebbe percepire le proprie capacità cognitive come entitarie (innate) oppure incrementali (migliorabili). Nel secondo caso, la persona sarà più spinta ad apprendere, a crescere e ad affrontare obiettivi sfidanti. Maggiori margini di crescita dovuti ad un punto di vista differente. E se, in qualche modo, la comprensione dei meccanismi neurobiologici favorisse un approccio incrementale? Una domanda interessante, che in mancanza di studi a riguardo rimarrà tale. Se conosci studi a riguardo, facci un fischio, siamo tutt’orecchie.

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