Prosegue questa settimana la nostra trattazione sulla lie detection. Dopo aver parlato della macchina della verità per antonomasia, il poligrafo, andiamo a scoprire come, nel corso degli anni, si siano scoperti nuovi modi per decifrare la menzogna.
Movimenti del corpo e stato emotivo
Uno dei più appassionanti e più mediaticamente abusati metodi di lie detection è senza dubbio l’analisi delle microespressioni facciali per scovare impercettibili segni di tradimento.
Ogni giorno ognuno di noi cammina in zone affollate e interagisce con altre persone, quindi non è strano aver vissuto la sensazione di riuscire a capire cosa stesse provando una tal persona in un tal momento solo osservandola. Ma com’è possibile questo? Tralasciando i concetti di Teoria della Mente ed Empatia, questo è possibile tramite l’osservazione del loro comportamento non verbale, ovvero di come i movimenti del corpo, la postura, l’interazione con oggetti, e soprattutto la mimica facciale facciano trasparire l’emozione provata. Questo perché, a livello innato, la via prediletta per esprimere un’emozione è proprio il corpo.
Ma quindi se è così facile capire cosa sta provando una persona è anche così facile capire quando mente?
Ebbene no, poiché un abile simulatore può falsificare un’emozione o inibirne un’altra, ma non in modo eccelso. E’ estremamente difficile controllare le nostre microespressioni facciali.
Microespressioni facciali: Cosa sono?
Una microespressione facciale è un movimento involontario che il nostro volto fa della durata di un quarto di secondo. Tale movimento passa inosservato ad un occhio inesperto, ma ad un occhio più attento è il segnale che gli permette di scindere il vero dal falso (Ekman, P., Friesen, W. V., & Ancoli, S. Facial Signs of Emotional Experience. Journal of Personality and Social Psychology, 1980).
Non esistono caratteri tipici della bugia, ma tramite l’analisi delle microespressioni si possono andare a riconoscere l’emozione che prova in un dato momento un soggetto, così tramite l’incongruenza tra emozione e corrispondenti tratti facciali si può dedurre se un’emozione sia autentica o meno.
Lo studioso che più di tutti si è impegnato nel rilevare le microespressionni facciali caratteristiche di ogni emozione è senza dubbio il Dott. Paul Ekman. Secondo Ekman e il suo collaboratore Wallace V. Friesen le emozioni sono innate, quindi vengono esperite in egual modo da ogni essere umano, indipendentemente da cultura o esperienze di vita. Tracciando i lineamenti facciali Ekman e Friesen crearono una mappatura dei muscoli facciali che contraddistinguono le emozioni primarie, ovvero Disgusto, Disprezzo, Tristezza, Paura, Rabbia, Sorpresa e Gioia Ekman, P. & Friesen, W. V. Constants Across Cultures in the Face and Emotion. Journal of Personality and Social Psychology, 1971) e le loro combinazioni in emozioni complesse.
Facial Action Coding System
Dalla mappatura di queste emozioni Ekman e Friesen idearono, nel 1978, un sistema denominato Facial Action Coding System (FACS) – poi rivisitato nel 2003 in collaborazione con il Dott. J. Hagar (Ekman, P., Friesen, W.V. and Hager, J.C. (1978) Facial Action Coding System (FACS). A Technique for the Measurement of Facial Action. Consulting, Palo Alto, 22).
Il FACS funziona scomponendo le espressioni facciali in 44 piccole unità d’azione (Action Unit – AU) che possono combinarsi in oltre 10000 combinazioni. Dai movimenti facciali di un soggetto esaminato è quindi possibile “tradurre” le sue espressioni in emozioni e, di conseguenza, dato che le microespressioni facciali durano un quarto di secondo e non sono controllabili, possono tradire il soggetto che vuole nascondere o falsificare il suo stato emotivo. Il FACS è uno strumento meramente descrittivo, perciò non utilizzabile per interpretazioni dei significati della mimica facciale, perciò non utilizzabile come prova forense.
Ma come funziona?
Nello specifico il FACS fornisce informazioni sulle specifiche AU di un’emozioni e si dividono in parte superiore del volto e parte inferiore. Nella parte superiore si possono trovare corrugamento della fronte, movimento delle sopracciglia, apertura delle palpebre; mentre nella parte inferiore si possono trovare allargamento delle labbra, movimenti degli zigomi, apertura della bocca e tante altre. Esse definisco lo spostamento delle singole AU: verso l’alto/verso il basso, orizzontali, oblique, orbitali e azioni mandibolari. Si indica inoltre la durata, l’intensità e l’asimmetria, la bilateralità, inizio, apice e termine dell’azione. Ovviamente non basta…
Non basta conoscere i principali tratti facciali per definirsi delle macchine della verità, poiché per potersi definire anche solo dei principianti sono necessari vari corsi da seguire.
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