Il nostro viaggio nell’affascinante mondo della lie detection inizia col più vecchio e forse iconico strumento: il Poligrafo. Inventato agli inizi del Novecento, il poligrafo mantiene ancora oggi un suo certo fascino. Molti modelli sono stati creati e adattati su questo strumento, ma come funziona realmente? Il poligrafo misura gli indici fisiologici quali frequenza cardiaca, pressione sanguigna, frequenza respiratoria e conduttanza cutanea.

La procedura di rilevazione della menzogna prevede che tramite elettrodi la macchina monitori in tempo reale gli indici fisiologici del soggetto mentre viene sottoposto a delle domande riguardanti un reato quali: “Hai rubato tu quella macchina?”, “Hai ucciso tu Paolo Rossi?”, “Sai chi è il colpevole?”.

Poligrafo e teoria di base

La teoria alla base di questo strumento è che il simulare provochi dei cambiamenti nell’arousal emozionale, cioè il mentire crea ansia, paura e agitazione e che quindi sia rilevabile grazie ai rispettivi cambiamenti fisiologici (battito cardiaco accelerato, sudorazione, respiro alterato).

Ma una volta che un soggetto viene collegato alla macchina, cosa succede?

Innanzitutto, visto che le persone rispondono in modo diverso allo stress, la macchina deve essere “tarata”. Per far ciò si sottopongono al soggetto delle domande “irrilevanti”, ovvero che non attivino in modo marcato i suoi indici. Tali domande possono essere: “Ti chiami Mario Rossi?”, “Sei un cittadino italiano?”, “Sei nato il 15 dicembre del 1985?”.

 

Il poligrafo restituirà quindi gli indici fisiologici di base del soggetto (detta baseline), poi confrontati con gli indici relativi alle domande inerenti al crimine (domande rilevanti). Inoltre verranno poste al soggetto domande “di controllo”, ovvero domande ambigue e invasive sul passato del soggetto che provocheranno delle attivazioni maggiori nei soggetti innocenti.

Se si riscontreranno delle variazioni tra la baseline e gli indici delle domande sul crimine, allora il soggetto è molto probabile che sia colpevole, i soggetti sinceri invece avranno delle attivazioni soltanto alle domande di controllo per via della loro natura ambigua. Questo paradigma è definito CQT, ovvero Control Question Technique.

Il poligrafo funziona davvero?

Come è stato ben descritto dal National Research Council (National Research Coucnil, 2003. The Polygraph and Lie Detection. Committee to Review the Scientific Evidence on the Polygraph. Washington, D: The National Academies Press), questo paradigma non è esente da difetti:

  • Riporta un alto tasso di falsi positivi, ovvero soggetti definiti come simulatori anche se stavano dicendo la verità (Io mi agito anche se solo devo parlare davanti ad una classe di compagni, pensa se dovessi difendermi da delle accuse di omicidio!);
  • Lo scoring non è oggettivo, non è infatti previsto un protocollo standard per misurare le variazioni fisiologiche;
  • E’ molto suscettibile a contromisure (ad esempio avere un gran sangue freddo o agitarsi anche durante le domande irrilevanti aiuta a falsificare le misurazioni).

Visti i numerosi difetti di questo paradigma, è stato messo a punto un’altra tipologia di analisi da associare al poligrafo: il Guilty Knowledge Test (GSK). Esso si basa sull’assunto che solo il soggetto colpevole sia a conoscenza di determinati dettagli di un reato.

Il poligrafo_ una macchina della verità affidabile_ (2)

Se un soggetto non è a conoscenza di tali dettagli il suo pattern di risposta a domande sui dettagli della scena del crimine sarà del tutto casuale e identico per tutti gli stimoli presentati o con domande o con immagini – ad esempio “La collana rubata era blu, rossa o gialla?”; se invece un soggetto è a conoscenza di tali dettagli, ma non vuole farsi scoprire, avrà la tendenza ad indicare maggiormente la risposta errata e mostrerà dei cambiamenti fisiologici rilevanti alla presenza degli stimoli target (dettagli relativi al crimine).

Conclusioni

Questo paradigma ha colmato alcune lacune delle CQT, passando da una mera analisi del sistema nervoso centrale ad un’analisi più accurata delle modalità di risposta di un soggetto.

La funzione del poligrafo oggigiorno risulta più che altro accademica. A livello ecologico si utilizza in fase investigativa ma non è accettata come prova durante un caso giudiziario se non in alcuni stati degli Stati Uniti e Canada.

Per una trattazione più esaustiva sul Poligrafo si consiglia la review del Dott. John Synnott e coll. (Synnott J, Dietzel D & Ioannou M (2015). A review of the polygraph: history, methodology and current status. Crime Psychology Review).

Apprezzi i nostri contenuti? Condividili con i tuoi amici sui tuoi social preferiti. Aiutaci a combattere le fake news sulla psicologia, iscriviti al nostro canale Youtube, ascolta i nostri podcast su Spotify, Apple Podcast e Spreaker. E che l’evidencebased sia con te.

Scopri come leggere migliaia di libri su marketing e psicologia gratuitamente

Andrea Toncini