Più che un errore, un pensiero comune dovuto alla cultura di massa. Che forse, chiamare cultura, è anche troppo. Studenti di psicologia e psicologi hanno provato più di una volta, sulla loro pelle, l’effetto provocato dalle seguenti parole:

Ma cosa vuoi che sia, TANTO È SOLO UNA COSA PSICOLOGICA

Oppure, frasi celebri del tipo “non c’è niente di vero, è tutto nella tua testa”. Concetti simili confinano la psicologia nei bui meandri dell’inutilità. Un fenomeno gravissimo, che in pochi non addetti ai lavori riescono a comprendere, e che io giudicherei ossimorico. L’ossimoro è una figura retorica che consiste nell’accostare nella stessa frase concetti di senso opposti, come:

  • Una pioggia bruciante;
  • un incendio rinfrescante;
  • L’insostenibile leggerezza dell’essere (questo lo abbiamo preso in prestito)
  • “La depressione? Ma cosa vuoi che sia, è solo una cosa psicologica. Svegliati, dai”

Tutte queste frasi contengono al loro interno una contraddizione vivente. Così come una pioggia non può essere bruciante, una depressione non può essere “solo una cosa psicologica”. In questo articolo daremo degli esempi pratici e scientifici, spiegando che:

    • Nessuna patologia può essere definita solo fisica o solo psicologica;
    • Il pensiero influenza ogni tipo di prestazione, con o senza patologia.




Psicologia: l’errore numero uno che tutti commettono

René Descartes, barbaramente conosciuto in italia come Renato Cartesio, nasce a fine 1500.  Nella prima metà del 1600, egli partorì una scienza filosofica che inquinerà i pensieri degli esseri umani nei secoli a venire. Un errore che solo oggi ci siamo accorti essere tale, e che Antonio Damasio ci fa notare nel suo celeberrimo libro, appunto L’errore di Cartesio. In cosa ha sbagliato, il buon René? Secondo Cartesio, corpo e mente sarebbero separate. Seguendo ragionamenti simili, la rottura di una gamba non dovrebbe avere ripercussioni psicologiche. Ah, davvero? Prendiamo in esempio un calciatore, non importa se di serie A o di serie Z. Inventiamoci la storia di Mike: “Da quando si è infortunato, non è più lo stesso. Il medico dice che è tutto a posto, e che dovrebbe rendere come prima. Nelle partite, però, non osa più. Evita i contrasti, è molle. Non lo riconosco più, davvero…” Paziente dalla psicologa _ Psicologia Cognitiva Applicata Ogni trauma subito può portare a pesanti ricadute psicologiche, che vanno ad influire sull’individuo. Nell’esempio, il nostro Mike è un calciatore modello che dopo un infortunio non riesce più ad essere l’eroe in campo di prima. La sfera mentale e la sfera fisica si influenzano reciprocamente, così accade il rendimento del soggetto in questione subisca un vertiginoso calo. Il risultato? Potremmo aprirci a più epiloghi, tra i quali il mancato rinnovo del contratto, o la fine di una professione. C’è una soluzione per evitare che questo accada? Certo, e si chiama supporto psicologico. A capo di un trauma è possibile sviluppare un disturbo post traumatico da stress. Esso può verificarsi ad ogni età, e influenzare oltre alla carriera lavorativa, anche la vita famigliare, personale e sociale della persona. Facendo ricorso ad un trattamento psicologico, però, è possibile migliorare la situazione. In base ai casi, tecniche di rilassamento o di Biofeedback possono rappresentare un’ottima soluzione. In alternativa, gruppi di sopporto o psicoterapia sono altrettanto efficaci. La morale della favola? Non commettere anche tu l’errore di pensare ad una patologia come solo fisica, o solo psicologica. Allo stesso modo, infatti, la depressione (vista come unicamente mentale), sfocia in sintomi fisici. Passiamo ora al secondo errore, strettamente correlato al primo.

Psicologia: l’errore numero due che tutti commettono

Parafrasando il motto della mia squadra del cuore, direi:

Il pensiero non è importante, è l’unica cosa che conta

Si, perché ciò che percepiamo è la nostra realtà. Nel mondo degli stati interni all’individuo, non esiste oggettività alcuna. Uno degli esempi più semplici, al quale ricorro spesso, sta nel parlare di fobie specifiche. Una fobia specifica consiste nel provare paura irrazionale per un oggetto animato, inanimato o per una situazione ben delineata. Ti è mai capitato? A me si, e, devo dirtelo…i miei timori esplodono in presenza di…farfalle. Si, hai capito bene! Stupende, idilliache farfalle, che squarciano il cielo con le magnifiche ali colorate. Se nella mia ragazza la visione degli adorabili insetti desterà calma, in me risveglia un antico terrore. Perché? Eppure, le farfalle non sono mortali, anzi. In casi come questi, uno stimolo scatenante (la farfalla) genera stress nel mio organismo. Ciò che dev’essere ben compreso però, è che sono io ad attribuire all’insetto un connotato minaccioso.




Ciò che io penso innesca all’interno del mio organismo una serie di reazioni psicobiologiche. Aumento di adrenalina, noradrenalina e cortisolo. E, ribadisco, tutto ciò per un agglomerato di ali e antenne dal peso inferiore a una piuma. La stessa cosa può accadere con serpenti, polli, tacchini e kebab. Qualunque cosa.  Non ti basta? Ok, allora parliamo di Erezione.  L’erezione maschile è un esempio perfetto di psicofisiologia, perché il pensiero qui gioca un ruolo fondamentale. In psicologia clinica, esiste un disturbo definito appunto come il disturbo maschile dell’erezione. Le cause possono essere organiche, oppure psicologiche. Nel secondo caso, è (ancora una volta) il pensiero a fare la differenza. Le nostre paure di non riuscire ad ottenere una buona prestazione generano tensione, e in alcuni casi sfociano nella famosissima ansia da prestazione. Una funzione psicologica (pensiero) inibisce una funzione che nel gergo comune viene definita esclusivamente fisica. Gli esempi riportati sono lampanti, e non ammettono repliche. L’essere umano è psicofisiologico, né solo fisico, né solo psicologico. Così, uno stato di salute globale dovrebbe abbracciare entrambe le metà che compongono l’essere umano.