Perché un videogioco in realtà virtuale è meglio?
Negli ultimi decenni molti laboratori di ricerca di tutto il mondo hanno cercato di capire se sia possibile misurare le abilità cognitive con i videogiochi. I video games sviluppati ad hoc per la ricerca scientifica hanno avuto molto successo, riscuotendo grande consenso nella comunità accademica.. Se consideriamo che
il primo videogioco per misurare l’intelligenza fluida è stato sviluppato e testato negli anni ’80 (Space Fortress), possiamo intuire come sia ampiamente fiorita questa linea di ricerca negli ultimi quarant’anni. Inoltre l’avvento in commercio della realtà virtuale rappresenta ulteriori possibilità e una nuova sfida per gli psicologi che vogliono sviluppare test cognitivi efficienti.
Valutazione cognitiva e realtà virtuale
Grazie alla VR è possibile ricreare situazioni reali in un ambiente simulato con elevata capacità immersiva. La validità ecologica della VR è superiore rispetto sia ai videogiochi su console, che ai test carta e penna. Nonostante questi ultimi rappresentino la forma tradizionale dell’assessment cognitivo, la VR rappresenta una validissima alternativa.
Immagina di andare dallo psicologo per fare una valutazione cognitiva e usare il VR. Invece che passare una ora a pensare a come risolvere i vari indovinelli, indossi un visore e inizi a giocare in un mondo virtuale. Allora, che te ne pare?
Per valutare il potenziale dei videogiochi in VR per l’assessment cognitivo, un laboratorio dell’Università Milano-Bicocca ha condotto uno studio sulla correlazione tra la performance in test standardizzati di attenzione sostenuta e quella di un videogioco disponibile sulla piattaforma STEAM per HTC VIVE.
VR, valutazione cognitiva ed evidencebased
38 studenti universitari hanno svolto volontariamente il Trial Making Test, un test di attenzione sostenuta in cui le variabili rappresentative della performance sono il tempo di esecuzione del test e l’accuratezza, e successivamente hanno giocato a una partita di Audioshield. Audioshield è un gioco creato da Dylan Fitterer per HTC Vive in cui bisogna colpire dei palloni colorati a ritmo di musica seguendo una serie di regole.
Il funzionamento basico del gioco è molto simile al famoso Beat Saber (Beat Games), che spopolò nel mondo dei gamers nel 2018. I risultati mostrano che il tempo utilizzato per svolgere il test di attenzione sostenuta correla significativamente con i punteggi della performance a Audioshield, che sono il punteggio tecnico e il numero di palloni colpiti correttamente.
Inoltre, è stato possibile dedurre i punteggi ottenuti dai partecipanti al Trial Making Test mediante un modello statistico che usa come variabile di input i punteggi della partita ad Audioshield. Questo risultato mostra il potenziale dei videogiochi in realtà virtuale nel valutare e misurare le funzioni cognitive, in questo caso specifico l’attenzione sostenuta.
Andare dallo psicologo per “giocare” cambierebbe completamente l’esperienza delle persone, che esse siano adulti o bambini. Potrebbe essere anche uno strumento efficace nel combattere lo stigma legato alla nostra professione?
Per maggiori info puoi leggere il paper sullo studio che abbiamo condotto e presentato alla Human Computer Interaction 2019 (Orlando, Florida):
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Eleonora Minissi PhD – Team PCA
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