Hai mai sentito parlare di “reminiscence bump”?

È la tendenza, per le persone di mezza età e gli anziani, ad accedere a un maggior numero di ricordi personali nella fascia d’età che va dai 10 ai 30 anni (cfr. Rathbone et al., 2017; Munawar et al., 2018). Questo fenomeno, chiamato anche semplicemente “bump”, è considerato peculiare e caratterizzante della memoria autobiografica ed è uno dei più studiati in quest’ambito (cfr. Munawar et al., 2018). Sul reminiscence bump, Khadeeja Munawar, Sara Kuhn e Shamsul Haque nel 2018 hanno condotto un’interessante ricerca scientifica, attraverso una revisione sistematica di 68 studi recuperati da 9 database scientifici e sottoposti a screening.

REMINISCENCE BUMP: COME POSSIAMO SPIEGARLO?

Per spiegare il reminiscence bump, i ricercatori dei diversi studi propongono vari resoconti teorici, tra cui svettano quello cognitivo, quello delle abilità cognitive, del cultural life script e del racconto narrativo/identitario (cfr. Munawar et al., 2018). L’ipotesi cognitiva postula che il principale fattore responsabile di un maggiore richiamo alla memoria degli eventi avvenuti nella seconda e terza decade di vita, sia la novità di molti avvenimenti che si verificano proprio in questo periodo (cfr. ibidem).




A pensarci bene, è proprio nella seconda decade che si entra nell’adolescenza, l’epoca delle “prime volte” per antonomasia!  Non solo, ma, non appena questa termina, il passaggio all’età adulta segna la messa in atto di cambiamenti mai sperimentati prima, tra cui lo svincolo dai genitori e l’inizio dell’università e/o dell’attività lavorativa. Secondo l’approccio delle capacità cognitive, invece, le persone diventerebbero meglio attrezzate per apprendere, elaborare e conservare le informazioni proprio durante la transizione verso l’adolescenza e la prima età adulta, a causa della maturazione del cervello che porta al massimo funzionamento cognitivo e neurologico (cfr. Janssen & Murre, 2008; Munawar et al., 2018).

Gli eventi di questo periodo sarebbero ricordati meglio, dunque, a causa di un picco neiprocessi neurobiologici. Ciò è supportato da studi che hanno mostrato schemi di reminiscence bump simili, tra di persone di culture e nazionalità diverse (cfr. Conway et al., 2005; Rathbone et al., 2017). Per la teoria del cultural life script (il “copione culturale di vita”), gli individui ricorderebbero di più gli eventi della seconda e terza decade di vita, a causa delle prescrizioni e delle aspettative provenienti dalla propria cultura di riferimento (cfr. Berntsen & Rubin, 2002; 2004; Munawar et al., 2018).

Come riportato da Neugarten, Moore e Lowe (1965): in ogni società sono presenti alcune norme sull’età che organizzano le aspettative e strutturano il comportamento degli individui (cfr. Rubin et al., 2009; Munawar et al., 2018), i quali gestiscono i propri tempi su queste norme e valutano se stanno raggiungendo i loro eventi significativi prima o dopo del previsto (cfr. Shai, 2002; Munawar et al., 2018). I life script (copioni di vita) sarebbero, infatti, quegli episodi stereotipati che comprendono più eventi in un ordine specifico e ognuno consente il verificarsi di quelli successivi (cfr. Schank , 1999; Munawar et al., 2018). Sono una sorta di “tappe”, culturalmente condivise e prototipiche, di cui gli individui sono a conoscenza (cfr. Berntsen & Rubin, 2002; 2003; 2004; Rubin et al., 2009; Neugarten et al., 1965; Munawar et al., 2018).

L’ipotesi del copione di vita (cfr. Berntsen & Rubin, 2004) è supportata da studi che mostranoche i ricordi del bump tendono a essere positivi piuttosto che negativi (cfr. Rubin & Berntsen, 2003; Rathbone et al., 2017) quando le persone strutturano le loro storie di vita proprio attorno a eventi culturalmente normati, come lauree e matrimoni (cfr. Berntsen & Rubin, 2004). Koppel e Bernstein (2014), suggeriscono l’ipotesi che anche un pregiudizio culturale, secondo cui si tenderebbe a dare maggiore rilevanza agli eventi della giovane età adulta, possa giocare un ruolo importante nel modellare il bump.

Ricordi di Adolescenza | Psicologia Cognitiva Applicata

Infine, l’ipotesi del racconto narrativo/identitario, afferma che gli eventi che si verificano durante l’adolescenza e la prima età adulta sono cruciali per lo sviluppo dell’identità dell’individuo. È in questo momento, infatti, che un individuo si impegna in quelle attività e relazioni che definiscono chi diventerà e come narrerà la propria storia di vita (cfr. Rubin et al., 1998; Fitzgerald, 1988; 1996; Conway et al., 2004, Munawar et al., 2018). Quando un individuo raggiunge l’adolescenza, infatti, le nuove esperienze incidono sulla memoria a lungo termine, sullo sviluppo dell’identità e sul consolidamento degli obiettivi. In altre parole, gli eventi vissuti durante questo periodo, vengono utilizzati come marcatori dell’identità per il resto della vita (cfr. Conway & Pleydell-Pearce, 2000; Munawar et al., 2018). REMINISCENCE BUMP: L’IDENTITA’ SOCIALE E QUELLA PERSONALE.

Veniamo ora ad un altro aspetto interessante. La Munawar e le altre autrici dello studio (2018), hanno identificato, all’interno del reminiscence bump, due componenti differenti: una relativa all’identità sociale (ovvero come il panorama socio-politico influenza l’identità, quindi ci riferiamo alle memorie autobiografiche corrispondenti, principalmente, agli eventi pubblici che gli individui hanno vissuto tra i 10 e i 19 anni,); l’altra relativa all’identità personale (cioè le memorie autobiografiche corrispondenti, stavolta, agli eventi personali accaduti tra i 20 e i 29 anni).

Man mano che l’identità sociale si va sviluppando, gli individui si associano a specifici gruppi culturali, sociali, politici e/o religiosi, con i quali hanno obiettivi e desideri simili. In alternativa, durante lo sviluppo dell’identità personale, viene sviluppata una serie di desideri e obiettivi per stabilire l’interazione con altri significativi e formare relazioni intime (cfr. ibidem). È stato rilevato che il maggior ricordo degli eventi sociali provoca la formazione di un reminiscence bump per la fascia d’età 10-19 anni, mentre lo sviluppo di strette relazioni personali provoca un bump per quella dei 20-29 anni (cfr. Holmes & Conway, 1999; Munawar et al., 2018).

IL BUMP È SEMPRE TRA I 10 E I 30 ANNI? No. Il lavoro della Munawar & colleghe (2018), mostra come la posizione esatta del bump variava in base al metodo utilizzato per l’attivazione delle memorie. Ad esempio, con il metodo delle memorie autobiografiche, gli studi hanno mostrato il bump tra i 10-30 anni, mentre per gli studi che utilizzano il life script (cioè chiedono ai partecipanti quali sono, secondo loro, gli eventi più importanti che possono accadere a una persona durante la sua vita), la posizione del bump era compresa tra i 6 e i 39 anni.

Perché accade questo? Nonostante le ricerche svolte, c’è una comprensione ancora limitata dei motivi della variazione di fascia d’età e di quali siano i resoconti teorici più accurati per spiegare il   bump (cfr. Munawar et al., 2018).

POSSIBILI INTERPRETAZIONI

I ricordi possono essere facilmente recuperati a causa dell’originalità delle esperienze (vale a dire un’alta valenza emotiva) o perché svolgono un ruolo importante nelle strutture di ordine superiore della personalità (cioè una forte auto-rilevanza). Un bump per i ricordi vividi può verificarsi più a causa della salienza piuttosto che della semplice nostalgia, ma sono significativi perché definiscono chi è una persona (cfr. Fitzgerald, 1988; Munawar et al., 2018). I ricercatori propongono che l’identità adulta emerga tra la tarda adolescenza e la prima età adulta (cfr. Erikson, 1950; Munawar et al., 2018). Questo periodo può contenere molti episodi che collegano il sé di un individuo a quella particolare realtà, pertanto il bump negli anni dell’adolescenza può indicare come questa fase sia cruciale per lo sviluppo e il mantenimento di un Sé stabile. È probabile che lo sviluppo del nuovo Sé avvii una codifica preferenziale, a causa dell’importanza della formazione delle identità personali e culturali (cfr. Glück & Blick, 2007; Berntsen D, Rubin, 2002; Munawat e al., 2018).

Secondo diversi autori (cfr. Conway, 2005; Fitzgerald, 1988; Rathbone, Moulin e Conway, 2008, Munawar et al., 2018), l’accessibilità preferenziale di questo periodo di tempo servirebbe a promuovere un senso stabile di sé più avanti nella vita. Il racconto narrativo/identitario ha ricevuto un sostegno significativo dai risultati delle ricerche: uno studio che analizzava il contenuto dei sogni, collegato temporalmente al bump, ha rivelato la presenza di temi associati all’identità e agli obiettivi della vita (cfr. Cappeliez, 2008).

Adolescente che ascolta musica | Psicologia Cognitiva Applicata

Sebbene questo resoconto teorico descriva il bump come il risultato di un processo rilevante per l’identità, sono ancora necessarie prove sostanziali e non è ancora possibile fare affermazioni causali (cfr. Munawar et al., 2018). REMINISCENCE BUMP: IL SENSO D’IDENTITÀ SI FORMA GRAZIE AI RICORDI AUTODEFINITI  Un altro elemento importante sono i ricordi autodefiniti. La loro esplorazione è un approccio importante per comprendere l’associazione tra l’identità del soggetto e il bump, in quanto sono ricordi di eventi a cui si attinge per informare il proprio senso di identità (cfr. Singer, 2005; Blagow & Singer, 2004; Munawar et al., 2018).  In altre parole, l’identità degli individui dipende dalla loro capacità di ricordare la storia personale e questo avviene proprio sotto forma di ricordi autodefiniti (cfr. Moffitt et al., 1994; Munawar et al., 2018). Che cosa sono i ricordi autodefiniti? Sono quei ricordi ispirati alle immagini del Sé, a loro volta generate nientedimeno che…da noi stessi (cfr. Rathbone et al., 2008; 2017)!

IL REMINISCENCE BUMP E LE CANZONI

Perché le canzoni dell’adolescenza restano indimenticabili? Proprio in virtù del reminiscence bump: le nostre preferenze sarebbero determinate dalle cose a cui siamo esposti un momento critico nel nostro sviluppo personale (cfr. Rathbone et al., 2017). Uno studio di Rathbone, O’Connor  e Moulin, intitolato proprio “The Tracks of my Years” (2017), afferma che possiamo vedere dei modelli significativi nella distribuzione, ad esempio, delle preferenze per film e canzoni per tutta la durata della vita.

IL REMINISCENCE BUMP E I CALCIATORI

Nel 2012, Janssen, Rubin e Conway hanno condotto uno studio proprio su questo argomento. I giocatori di football che tendevano ad esser considerati i migliori di tutti i tempi, erano quelli che si trovavano a metà della loro carriera durante l’adolescenza dei partecipanti (cfr. Janssen et al., 2012; Rathbone et al., 2017).

QUALI CONCLUSIONI POSSIAMO TRARRE?

La chiave per comprendere il bump potrebbe risiedere proprio nei ricordi di eventi autodefiniti durante l’adolescenza e la prima età adulta, poiché il racconto narrativo/identitario afferma che molti ricordi trovati nel bump risalgono proprio a questo periodo della vita (cfr. Munawar et al., 2018).




Tuttavia, è necessario condurre ulteriori studi analizzando i metodi di attivazione della memoria, i diversi tipi di memorie attivate e le teorie per spiegare il bump, in particolare per confrontare la plausibilità di più resoconti teorici contemporaneamente in un singolo studio (cfr. ibidem). Sia le ipotesi della narrativa/identità che dei cultural life script hanno ricevuto un discreto sostegno nello spiegare il verificarsi del bump, tuttavia la Munawar e le altre autrici ne hanno messo in evidenza anche i potenziali limiti, sottolineando l’importanza, in futuro, di condurre nuove ricerche per chiarire quel che ancora “non torna” (cfr. ibidem).

Gloria Rossi