Siamo nel 2019, l’epoca dei social media, dei selfie, di “un video al giorno” di Montemagno. Le abitudini socioculturali di un popolo ne cambiano anche le varie patologie. Così, con la scoperta e il conseguente uso di nuove tecnologie, sorgeranno anche patologie ad esse correlate per evidente compromissione della vita quotidiana. Selfie e Patologia? Parliamone. C’è chi svolge ricerche in questo campo, e che ha cercato di validare uno strumento diagnostico. Qual è la valenza di tutto ciò?

Selfie e Patologia_ uno strumento validato per diagnosi (2)

Selfie e Patologia: Social Media e Scienza

In generale, non esistono ancora linee guida forti per sostenere idee simili, tuttavia la ricerca è stata svolta e pubblicata, nel 2018 da Balakrishnan e Griffiths sull’International Journal of Mental Health and Addiction presenta non solo il tentativo di definire la “selfite”, ma anche di validare uno strumento in grado di diagnosticare il presunto disturbo. Vediamo, ora, la ricerca nei particolari.

Griffiths sostiene che vi sia stato, dal 1995 ad oggi, un sostanziale aumento di ricerche riguardanti la cosiddetta “internet addiction”, ovvero la dipendenza da qualunque attività online, dai videogames ai social media. In quest’ottica sviluppa insieme a Balakrishnan il Selfitis Behaviour Scale. Su che campione è stato validato lo strumento?

La ricerca e la Selfitis Behaviour Scale

Su studenti provenienti da università Indiane, in totale circa 650 tra primo e secondo esperimento. I risultati, a detta degli autori e della statistica presa in considerazione, sembrerebbero essere affidabili. Ecco a te alcuni dei 20 item (domande) originali che compongono il questionario, con tanto di traduzione italiana:

Selfie e Patologia_ uno strumento validato per diagnosi (2)

1.  Fare selfie mi da soddisfazione, e mi aiuta a rendere ogni situazione più piacevole. (Taking selfies gives me a good feeling to better enjoy my environment).

2. Condividere i mie Selfie contribuisce a creare una sana competizione tra me, i miei amici e i miei colleghi. (Sharing my selfies creates healthy competition with my friends and colleagues)

3. Io ottengo attenzioni condividendo i miei selfie sui social media. (I gain enormous attention by sharing my selfies on social media)

4. Farmi i selfie contribuisce a rilassarmi. (I am able to reduce my stress level by taking selfies)

5. Mi sento più sicuro quando mi faccio un selfie. (I feel confident when I take a selfie)

8. Fare selfie in pose differenti mi aiuta a migliorare la mia posizione sociale. (Taking different selfie poses helps increase my social status)

9. Mi sento più popolare quando posto selfie sui social media. (I feel more popular when I post my selfies on social media)

16. Fare selfie modifica istantaneamente il mio umore. (Taking selfies instantly modifies my mood)

20. Utilizzo strumenti di photo-editing per modificare e migliorare il selfie prima di postarlo, per migliorarne la qualità rispetto agli altri. (I use photo editing tools to enhance my selfie to look better than others)

Per ogni domanda, la persona dovrà dare una risposta su scala likert da 1 (Completamente in disaccordo) a 5 (Completamente d’accordo).

Potrai trovare l’originale cliccando qui. Tieni presente che la traduzione posta da noi è libera, e non rappresenta – né vuole rappresentare – la validazione italiana dello strumento. Detto questo, quanto può essere valido, in italia, il questionario qui sopra riportato?

Selfie e Patologia_ uno strumento validato per diagnosi (2)

Zero. Non vale niente per una molteplicità di ragioni. Il limite maggiore? Il questionario è stato validato in India, quindi non è detto che i criteri utilizzati possano essere validi su territorio italiano. Le differenze culturali rappresentano uno scoglio anche in ambito Social Media. Cosa dobbiamo portarci a casa, da tutto ciò?

La ricerca citata è completa, e ha portato alla luce uno strumento validato ed efficace. che tuttavia rappresenta un buon inizio nell’ambito di ricerca. Quindi… selfie e(è) patologia? Non ancora. La “selfite” non esiste, né esistono strumenti efficaci, indipendentemente da luogo e cultura, per identificarla. Ricorda di contestualizzare, sia per quanto riguarda l’ambiente che le differenze individuali.

Io, da Social Media Manager (anche se sono brutto), mi sparo dai due ai cinque selfie al giorno. C’è chi si fa più selfie di me perché lavora nell’influencer marketing, oppure chi non lavora affatto nel settore, ma comunque mantiene questi numeri. Tutto ciò è patologico? Certo che no. Come per l’articolo sugli effetti dello zucchero sul cervello, ricorda: è lo stile di vita a fare la differenza, non la singola variabile.

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