Cos’è la demenza? Quanti tipi ne esistono? Finora abbiamo parlato delle differenze tra invecchiamento sano e patologico, e di cosa si possa fare per invecchiare in maniera attiva.

Se l’aspettativa di vita infatti è aumentata, è altresì aumentata – e continua ad aumentare- la percentuale di casi di deterioramento cognitivo o demenza nella popolazione.

Cos’è la demenza?

Il deterioramento cognitivo, o demenza, è una patologia acquisita che ha un andamento ingravescente: significa, cioè, che si instaura in persone con un funzionamento cognitivo nella norma e peggiora con il passare del tempo.

Nella demenza si assiste ad una progressiva compromissione delle funzioni cognitive, tale da interferire con le attività di vita quotidiana dell’individuo.

Le cause sono diverse: oltre alle malattie neurodegenerative del sistema nervoso centrale, possono provocare demenza anche i traumi cranici, formazioni tumorali, le malattie infettive e vascolari; o ancora l’etilismo, alcune malattie endocrine o l’uso prolungato di antiepilettici e antipsicotici.

Demenza: esordio e diagnosi

In base a come si presenta, si distinguono generalmente due quadri diversi di esordio:

  • disturbi di memoria, seguiti successivamente dai deficit del linguaggio, del ragionamento e delle altre funzioni cognitive;
  • disturbi del comportamento e della motivazione.

Demenza_ quando, come e perché - Psicologia Cognitiva Applicata

In ogni caso, la demenza viene diagnosticata quando sono presenti deficit in vari ambiti, e questi deficit devono essere tali da compromettere le attività personali, sociali e lavorative dell’individuo.

Per fare diagnosi bisogna attraversare diversi step, che sono:

  • l’anamnesi: è la raccolta di informazioni riguardanti la storia di vita del paziente, dal punto di vista medico e psicologico, ma anche abitudini e stile di vita.
  • la valutazione psicometrica: riguarda la somministrazione di test neuropsicologici atti ad indagare in maniera strutturata i vari domini cognitivi (memoria, ragionamento, linguaggio, ecc)
  • gli esami strumentali: come la TC o la RM, che servono ad individuare eventuali segni di atrofia cerebrale.

è importante che questa indagine diagnostica sia ripetuta dopo circa 6 mesi (soprattutto se si tratta delle fasi iniziali della malattia o nei casi dubbi) per osservare se c’è stato un peggioramento della condizione, che risulta fondamentale per formulare la diagnosi di deterioramento.

Quanti tipi ne esistono?

Nonostante la malattia di Alzheimer sia la più nota, non è l’unica forma possibile. Esistono infatti delle forme non-Alzheimer, meno conosciute, ma non per questo meno invalidanti. Si parla ad esempio della Demenza ai corpi di Lewy, la Corea di Huntington, demenze vascolari e fronto-temporali, solo per citarne alcune.

Demenza_ quando, come e perché - Psicologia Cognitiva Applicata

Ciò che differenzia i vari tipi di demenza è l’esordio (come abbiamo detto inizialmente): ad esempio i disturbi di memoria sono tipici delle prime fasi della malattia di Alzheimer, mentre allucinazioni e deliri si osservano nella Demenza ai corpi di Lewy.

Con il peggiorare della patologia risulta difficile, infatti, distinguere le varie forme dementigene.

Come abbiamo visto, quando parliamo di demenza si apre un mondo molto vasto, difficile da descrivere in così poco spazio.

Se hai qualsiasi dubbio o curiosità, facci sapere! Saremo ben contenti di risponderti.

Nel prossimo articolo invece ci concentreremo sul rapporto tra funzioni cognitive ed emotive: che rapporto c’è tra demenza e depressione?

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Fabrizia Petrella, Team PCA

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