Sport e dipendenza? Fin dove è possibile riconoscere un sano stile di vita da un atteggiamento compulsivo?
Una dipendenza che si ripercuote a livello psicologico è la sindrome dell’exercise addiction:
un’ossessione capace di dar vita a una dipendenza che mette in pericolo la salute psicofisica
del soggetto che mette in atto una serie di comportamenti gravosi per il corpo e
la mente.
Quando l’attività sportiva occupa gran parte della giornata dei soggetti, si riducono
gradualmente spazi e interessi per altre attività, divenendo, appunto, una condizione di
dipendenza psicologica. Insomma, lo sport può davvero sfociare in una dipendenza.
Capita, nei soggetti che manifestano una dipendenza dall’attività fisica, di manifestare un
umore aggressivo o depresso, qualora costretti a saltare un workout di routine, determinando in conseguenza una ripercussione negativa sulla propria immagine corporea e il proprio
valore sull’immagine sociale costruitasi (Kaminker 1998).
Sport e dipendenza: il caso dell’esercizio fisico
Come tutte le dipendenze, anche quella da esercizio fisico non è altro che un tentativo di
fuggire dalla vita reale: quello che cambia è il mezzo di fuga, difatti non è raro che questo tipo
di dipendenza possa cominciare dapprima apprezzando i benefici prodotti dall’attività, e
successivamente finisca con lo sfuggire di mano.
Si comincia per il piacere di ritrovare la forma fisica, per il beneficio che si possa riscontrare in termini di umore, ma alcuni ne oltrepassano la soglia, diventando dipendenti, facendo perdere altresì di vista che una simile esagerazione non produrrà alcun beneficio, anzi non farà altro che creare una routine
monotona e ripetitiva controproducente sotto ogni punto di vista (De Pascalis 2013).
Il comune denominatore di questa serie di disturbi è l’uso dello sport come strumento per
riempire un vuoto, un mezzo attraverso il quale riprendere il controllo della propria vita, se
non addirittura per darle un senso.
Assumono quindi un ruolo di compensazione rispetto a molteplici carenze, spesso anche legate alla stima per se stessi: per alcuni di essi, infatti, l’estremizzazione sportiva diviene un palcoscenico per farsi ammirare, colmando un deficit, cercando, quindi, di compensare al tempo stesso il fragile senso di autostima (Süfke 2011).
Il caso dell’Exercise Addiction
La sindrome da Exercise Addiction è una condizione spesso associata all’anoressia nervosa: l’elemento del cibo, o meglio dell’attività fisica volta a compensare la quota calorica, è un fattore ricorrente in questo tipo di dipendenza.
Uno sportivo compulsivo è convinto di avere un corpo indistruttibile, proprio perché capace di
sopportare enormi volumi di allenamento, di fare sforzi e sacrifici che ritiene necessari,
ignorando i messaggi che il corpo invia (Ferrari G. 2011).
Al crescere della dipendenza dall’attività fisica, diminuisce l’interesse per altri aspetti della vita privata. Spesso chi ne è affetto denuncia di volere uscire da questo malessere, ma non si sente in grado in quel momento.
Al pari di quanto avviene nei disturbi alimentari in cui le persone tendono a valutarsi in modo predominante rispetto alla loro capacità di controllare l’alimentazione, il peso e le forme corporee attribuendo a questi ambiti un valore esclusivo ed essenziale, e ogni cambiamento
determina sconforto e inasprisce il controllo (Ruocco, Alleri 2006; in De Pascalis 2013).
Allo stesso modo, quando lo sport diventa ossessione si è portati a valutare se stessi sulla base della capacità di controllo dei workout e delle performance. Il non raggiungere l’obiettivo prefissato innesca un accresciuto bisogno di allenarsi in modo sempre più determinato. Il corpo diviene quindi l’oggetto di ogni riflessione e pensiero.
Quando ci si sposta verso atteggiamenti estremi, la situazione di benessere che può derivare
dall’attività sportiva e da una sana e corretta alimentazione, cede il passo a uno stato di
maggiore stress (Peluso, Andrade 2005).
Questo è un campanello d’allarme dei disturbi dell’umore, spesso associati ai soggetti in stato di sovrallenamento o che applicano su se stessi restrizioni alimentari: l’aggressività cresce a fronte di una riduzione dei livelli di empatia, mentre aumentano l’impegno intorno all’esercizio fisico tale da essere completamente assorbiti da progetti di questo genere.
Sport e dipendenza: cosa dicono le neuroscienze?
Stando alle basi neurologiche, Katherine Phillips correla il dismorfismo corporeo ad una anormalità del sistema neurotrasmettitore serotoninergico, ovvero ad una deplezione della sostanza nello spazio
intrasinaptico (Phillips 2006; Cash 2006). Altri invece hanno attribuito i disordini del
comportamento alimentare e la compulsione al comportamento atletico a bassi livelli di
serotonina.
A dimostrazione della prima ipotesi, è stato dimostrato come alcuni pazienti si
sentissero meglio una volta che i loro livelli di serotonina venivano alzati per mezzo della
somministrazione di SSRI (Inibitori selettivi del Reuptake della serotonina), tra cui il Prozac,
il più comunemente prescritto.
Da qui la stretta concomitanza di questi disturbi e i disturbi della percezione corporea.
Per una molteplicità di fattori, correlati ai disturbi dei comportamenti alimentari e all’immagine corporea, si può incorrere nella cosiddetta sindrome da overtraining, che investe non solo la sfera comportamentale di un individuo, ma anche fisica ed emotiva.
Come puoi vedere, sport e dipendenza possono essere strettamente correlati. Non si tratta, ovviamente, di una condanna. Dovremmo noi stessi padroneggiare su queste dinamiche, ricordandoci non solo degli ideali estetici, ma anche dell’aspetto edonico dell’attività sportiva, nel raggiungimento del nostro benessere psico-fisico.
Veronica Vita, Health Coach e Mental Trainer