Cosa sono le neuroscienze cognitive? Una domanda che agli addetti ai lavori può sembrare banale, ma che molti si chiedono. Nell’articolo di oggi andremo a dare una risposta, prendendo spunto da articoli scientifici. Esploreremo l’argomento dalle basi, per poi approdare ai possibili sbocchi professionali e ai vari ambiti di intervento possibili.

Nelle prossime righe, utilizzerò spesso il termine “psicofisico”. Urge sottolineare che, alla luce delle ricerche scientifiche in neuroscienze, psicologia, fisiologia e affini, non ha senso scindere mente e corpo. Quindi, non parlerò di prestazioni fisiche o mentali, ma unirò il tutto. Perché?

Come dice spesso Andrea Mentaltrainer, fisico e mente si influenzano reciprocamente, e possono innescare circoli viziosi o virtuosi. Hai mai visto un depresso con spalle e schiena dritte?  I depressi hanno una forma fisica pessima, postura sbilanciata, etc… In questo caso, la depressione (se diagnosticata come disturbo mentale) influenza il fisico.

Allo stesso modo, è stata trovata una correlazione positiva tra l’obesità clinica, il sovrappeso (Calcolando il BMI) e il decremento della prestazione mentale (Yang, 2017). Secondo gli autori, la situazione fisica patologica (obesità) avrebbe conseguenze disastrose sulla performance cognitiva. Esiste poi la PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia), una disciplina che studia le modalità di interazione tra più sistemi.

Nel caso volessi approfondire, alla fine di ogni paragrafo ti lascerò un paio di titoli interessanti. Nello specifico, un libro divulgativo, e un pesante tomo del sapere.

Cosa sono le neuroscienze cognitive (Carocci Editore)

Neuroscienze cognitive (M. Gazzaniga)

Allora, sei pronta/o a partire?

Neuroscienze cognitive: definizione

Le neuroscienze cognitive indicano un campo di ricerca relativo allo studio dei processi biologici e agli aspetti relativi alla cognizione, con un focus specifico sul sistema nervoso centrale e ai processi mentali.

Quindi, le neuroscienze cognitive studiano la biologia sottostante le funzioni cognitive. Le funzioni cognitive sono:

  • Il pensiero;
  • L’attenzione;
  • La memoria;
  • Linguaggio e apprendimento;
  • Etc…

Facciamo un esempio concreto. Anche le capacità motorie dell’individuo vengono definite funzioni cognitive. Il motivo è molto semplice. Ogni movimento inizia nel nostro cervello. Prima “decidi” di afferrare quella ciambella, poi il tuo braccio su muove (Libet potrebbe non essere d’accordo…).

Le neuroscienze cognitive tra Cervello, neuroni e nootropi | Psicologia Cognitiva Applicata

Le neuroscienze cognitive vanno quindi ad indagare quali strutture nervose sono implicate durante l’atto. Cosa accade nei tuoi neuroni, in quel momento? Quale area della tua corteccia cerebrale si attiva maggiormente? E soprattutto, come vengono poi utilizzate le conoscenze prodotte da studi simili?

Cosa sono le neuroscienze cognitive: ambiti di intervento nel sano e nel patologico

L’applicazione pratica della ricerca scientifica in neuroscienze cognitive ha numerosissimi risvolti, tanto nel patologico quanto nel sano. Contrariamente a quanto si possa pensare, in ambiti simili non esiste solo la patologia.

In ambito clinico abbiamo numerosi esempi, tratti da neuropsicologia clinica. Sono celebri, infatti, le riabilitazioni neuropsicologiche legate a deficit cognitivi, conseguenti a lesioni del sistema nervoso centrale e periferico.  I deficit in questione sono legati alle funzioni cognitive citate in precedenza. Avremo quindi disturbi del linguaggio, disturbi della memoria, disturbi dell’attenzione, disordini del movimento e della programmazione dell’azione e via dicendo.

In ambito non clinico, invece, potrei parlarti di tecnologie all’avanguardia come il biofeedback e il  neurofeedback. Queste due vengono utilizzate in numerosi ambiti, per migliorare la performance e la salute psicofisica dell’individuo. Un esempio ormai famoso consiste nell’applicazione del biofeedback nella psicologia dello sport, nella gestione dello stress. Lo stress, di per sé, non è cattivo, e se adeguatamente gestito può portare a migliori prestazioni. Come funziona?

Sfruttando markers psicofisiologici, come per esempio la variabilità del battito cardiaco, vengono creati training appositi per l’individuo. Dopo poche sedute, l’atleta imparerà a conoscere determinati segnali fisici, e a modularne altri. Il risultato? Come accennato prima, un miglioramento della performance psicofisica e de benessere percepito. Non male, vero?




Le neuroscienze cognitive non dormono mai

Ogni giorno, un ricercatore si sveglia, e sa che dovrà pubblicare un articolo. Ogni giorno, un articolo si sveglia, e sa che dovrà portare a risultati significativamente rilevanti per essere pubblicato. Così, le regole e i costrutti di oggi saranno differenti da quelli di domani. La ricerca rappresenta un buon punto di partenza, per un continuo miglioramento. Per questo, una scienza nata come prettamente clinica, si evolve e trova importanti applicazioni in contesti differenti. 

Non commettere l’errore che fanno in molti: la psicologia in generale non dev’essere vista come sinonimo di patologia. Al contrario, lo psicologo lavora anche nel miglioramento del benessere o della performance, in assenza di “problemi”. In special modo nello sport. Spero di averti dato un’idea di cosa siano le neuroscienze cognitive, e delle varie tipologie applicative nella società odierna. Se hai dubbi o domande a riguardo, non esitare a contattarci.